venerdì 24 giugno 2016

Mafia e psicologia. Ne parleremo martedì 28 giugno a Gardone Val Trompia

Martedì 28 giugno, alle 20:30, saremo a Gardone Val Trompia per un dibattito sulla mafia. L'iniziativa è organizzata dalla Comunità Montana di Valle Trompia e avrà come oggetto principale di discussione la mafia e la psicologia e gli strumenti di intervento.
Al dibattito, che si terrà presso la Sala Assembleare della Comunità Montana a Gardone Val Trompia in Via Matteotti 327, interverranno Gian Antonio Girelli (Presidente della Commissione speciale Antimafia di Regione Lombardia), Antonino Giorgi (Professore presso l'Università del Sacro Cuore di Brescia) e Fernando Scarlata per il Comitato Antimafia di Brescia Peppino Impastato.

Ringraziamo la Comunità Montana di Valle Trompia per aver esteso l'invito al Comitato Antimafia di Brescia Peppino Impastato e per aver organizzato un incontro sul tema mafia in un territorio in cui c'è una forte presenza  della criminalità organizzata, in particolare della 'ndrangheta.

venerdì 3 giugno 2016

Brescia: massacrarono famiglia, ergastolo dopo 10 anni e 6 processi

Pubblicato su: brescia.corriere.it
Scritto da: Redazione online

LA STRAGE DI URAGO MELLA - LA SENTENZA

Al processo Ter di Milano condannati all’ergastolo i cugini trapanesi Vito e Salvatore Marino. Nel 2006 massacrarono per un credito i Cottarelli:padre, moglie e figlio 17enne

La strage si consumò il 28 agosto 2006 a Urago Mella, il quartiere più a ovest di Brescia. In una bella sera d’estate, i cugini Vito e Salvatore Marino, parenti dell’omonimo clan mafioso del trapanese, fecero irruzione nella villetta della famiglia Cottarelli insieme al faccendiere Dino Grusovin. Fu un’esecuzione collettiva. Padre, moglie, figlio 17enne: legati, seviziati, massacrati a colpi di pistola. Tutto per un credito di mezzo milione di euro che i cugini Marino vantavano nei confronti di Angelo Cottarelli, immobiliarista bresciano. Esperto in fatture false, era coinvolto con i cugini trapanesi in affari loschi: gonfiava il giro d’affari di alcune cantine vinicole siciliane per incassare fondi regionali e europei. Una truffa da milioni di euro, ma i Marino vantavano un credito nei confronti di Cottarelli e si presentarono a Urago Mella chiedendogli il conto. Fu un massacro in puro stile mafioso, e per arrivare alla sentenza definitiva ci sono voluti sei processi.

Dieci anni di processi
L’annosa vicenda giudiziaria si è chiusa a dieci anni di distanza con la sentenza dei giudici della corte d’Appello di Milano: i cugini Vito e Salvatore Marino sono stati condannati all’ergastolo per il massacro di Angelo Cottarelli, la moglie Marzenne Topor e il figlio Luca. La strada per la giustizia non è stata priva di ostacoli: i siciliani (Dopo la strage si erano dati alla latitanza: Salvatore era stato preso in Spagna, Vito in provincia di Trapani) erano stati assolti in primo grado nel 2008 e condannati all’ergastolo in Appello a Brescia nel 2010. Nel 2011, la Cassazione aveva annullato la sentenza disponendo un appello bis a Milano, che si era concluso con la conferma dell’ergastolo. Nel 2014 la sorpresa: la Cassazione annulla il carcere a vita e dispone un altro processo d’appello, ancora a Milano. Il 31 maggio 2016, finalmente, la vicenda si è chiusa con le condanne all’ergastolo per i cugini trapanesi.

La testimonianza di Grusovin
Decisiva è stata la testimonianza del faccendiere Dino Grusovin, «contabile» dei Marino fermato in Svizzera, dove viveva sotto falso nome, nel 2013. Il suo ruolo nel massacro non è mai stato del tutto chiarito, è stato condannato per concorso anomalo in omicidio volontario a 20 anni ed è stato il grande accusatore dei Marino. La sua testimonianza è stata giudicata attendibile dall’accusa: i Marino gli pagavano lo stipendio e il sedicente architetto triestino non potrebbe che aver detto la verità. «Ci sedemmo tutti al tavolo della cucina», per parlare di soldi. «È iniziata una discussione pacata sulla cifra che Cottarelli avrebbe dovuto dare ai Marino per le sue fatturazioni fasulle: chiedevano mezzo milione di euro» - la percentuale sull’Iva - più «un risarcimento del danno per le ricevute bancarie incassate». Ma Angelo «diceva che aveva già sistemato tutto con Francesco Tartamella», altro personaggio con cui era in affari. Quindi «i toni si sono accalorati. Ricordo una spinta di Salvatore a Cottarelli» e «due pistole»: una calibro 22 e un revolver calibro 38. Grusovin continua: «Abbiamo dovuto ucciderli tutti» Li legarono con delle fascette di elettricista massacrandoli con colpi di pistola e coltellate. Oltre alle sue dichiarazioni (ribadite la scorsa udienza) per l’accusa esiste una serie di ulteriori riscontri: le testimonianze dei vicini, l’auto noleggiata a Linate, i contatti telefonici.