di mercoledì 20 aprile 2016
«Quando i miei figli erano piccoli,
un giorno confidai a mia madre di non riuscire a raccontare loro la storia di
mio fratello; e lei mi rispose di non preoccuparmi perché l’avrebbe fatto al
posto mio. Lo stesso mi sono ritrovato recentemente a dire a mia figlia, nella
stessa situazione di difficoltà: sarò io a narrare ai miei nipoti quel che
accadde a Peppino». Ma la testimonianza di Giovanni Impastato, fratello del
giovane attivista antimafia ucciso nel 1978 in Sicilia, ha molti altri
destinatari. Primi tra tutti gli studenti che spesso incontra nelle scuole,
come quelli di terza media dell’Istituto comprensivo Centro 2 «Tito
Speri»(scuole Foscolo e Marconi) diretto da Norma Bortolotti, che l’hanno
accolto e ascoltato con grande attenzione e partecipazione nell’ambito del
percorso di Educazione alla legalità e alla convivenza civile che stanno seguendo.
Un appuntamento al quale i ragazzi non sono arrivati impreparati, come hanno
dimostrato rivolgendo molte domande a Impastato, il quale ha risposto con
pazienza e passione, consegnando nelle loro mani il testimone dell’interesse e
dell’impegno civile.
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