Scritto da: c. d.
L’allarme mentre
è in corso a Brescia
il processo Pesci,
per fatti mantovani
Si sta svolgendo nelle aule
del tribunale di Brescia il processo
Pesci, costola lombarda
dell’inchiesta Aemilia. Sotto accusa
il clan cutrese dei Grande
Aracri, con ramificazioni a
Mantova e a Cremona. Associazione
mafiosa, estorsione e
traffico di armi le accuse rivolte
al boss della ’ndrangheta Nicolino
Grande Aracri e ad altri
quindici imputati, tra cui note
figure politiche.
«Anche se non si tratta di
una vicenda bresciana - ha sottolineato
Fernando Scarlata,
coordinatore del Comitato antimafia
Peppino Impastato -
noi intendiamo porre l’attenzione
su questo processo. Perché
le infiltrazioni sono partite
da alcune città dell’Emilia Romagna
per poi diffondersi nel
Cremonese e nel Mantovano,
perciò Brescia potrebbe essere
la prossima tappa».
Per Scarlata, che ieri mattina
ha tenuto una conferenza
stampa proprio davanti al Tribunale cittadino,
non si può attendere:
«Abbiamo il dovere -
ha sottolineato - di prevenire
questo rischio prima che divenga
realtà. Brescia è la seconda
città della Lombardia per beni
confiscati alla mafia e la cosa
dovrebbe farci riflettere. La
’ndrangheta al Nord non è solo
traffici illeciti di stupefacenti,
ma anche e soprattutto abusi
edilizi, che nella maggior parte
dei casi - ha detto Scarlata - vedono
coinvolti poteri politici e
colossi imprenditoriali. A Brescia
mancano inchieste che
ravvisino questi collegamenti».
Un altro filone del processo
Pesci, quello relativo all’affare
Lago castello, si sta svolgendo a
Roma, con il filone dell’affare
Lagocastello, e un altro ancora
a Mantova, per l’episodio di
corruzione tra l’ex sindaco Nicola
Sodano e il commercialista Domenico
Laratta per la nomina
del secondo nel collegio
dei revisori dell’Università in
cambio di presunte prestazioni
professionali gratuite.
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