Da: Corriere della Sera - Brescia (edizione online)
lunedì 3 ottobre 2016
Alessandro Raineri
millantava contatti e conoscenze a «livello romano»
Avrebbe millantato alcuni
contatti e conoscenze «anche a livello romano» nei suoi rapporti con
imprenditori, Alessandro Raineri, presunto «faccendiere bresciano» arrestato,
assieme ad altre 13 persone, nell’ inchiesta milanese con al centro
l’acquisizione di subappalti di opere pubbliche in Lombardia. È quanto emerge
dalle indagini condotte dal Nucleo di polizia tributaria della Gdf di Milano.
L’indagine avrebbe svelato una rete di «complicità e relazioni con soggetti
operanti nel settore finanziario, economico ed imprenditoriale» che si sarebbe
sviluppata a seguito dell’attività di Raineri, «uomo a libro paga degli imprenditori,
ed in contatto con numerosi esponenti di diverse amministrazioni ed enti
pubblici». Raineri si sarebbe anche «reso protagonista di diversi episodi di
millantato credito, ricevendo dagli imprenditori appartenenti al sodalizio»
soldi «a fronte del suo asserito interessamento a livello istituzionale» per la
«risoluzione di loro problemi di varia natura. La presunta associazione per
delinquere, smantellata il 3 ottobre nell’ambito dell’inchiesta milanese con al
centro l’acquisizione di subappalti di opere pubbliche in Lombardia, sarebbe
stata formata da «imprenditori bergamaschi e calabresi», alcuni dei quali
«aventi contiguità ad un contesto criminale di `ndrangheta”. È quanto emerge
dagli atti dell’indagine coordinata dal procuratore aggiunto della Dda Ilda
Boccassini e dal pm Bruna Albertini, che ha portato in carcere, tra gli altri,
Davide Lonardoni, 45 anni di Varese, dirigente di NordIng, società del gruppo
Ferrovie Nord Milano. Tra le 11 persone finite in carcere (per tre, invece,
sono stati disposti i domiciliari) c’è anche Pierino Zanga, imprenditore
bergamasco, dominus di un circuito di società aggiudicatrici dei vari
subappalti per la realizzazione di opere pubbliche».
La custodia cautelare in carcere
è stata disposta anche per Salvatore Piccoli, imprenditore nato a Catanzaro,
per le due presunte «teste di legno», Pierluigi Antonioli e Giuseppe Colelli,
per l’imprenditore bergamasco Venturino Austoni, e poi ancora per Antonio
Stefano e Graziano Macri’, ritenuti dagli investigatori vicini a clan della
`ndrangheta. E poi ancora per l’imprenditore Giuseppe Gentile, originario di
Reggio Calabria, per il commercialista Giuseppe Tarantini. Agli arresti
domiciliari, invece, sono finiti il dipendente della NordIng, Massimo
Martinelli, Gianluca Binato, dipendente di della società `Itinera´, e
l’imprenditore Livio Peloso.
Secondo le indagini, le «condotte
corruttive» sarebbero consistite nella «concessione, a favore di dirigenti e
responsabili di cantiere di importanti società appaltatrici di dazioni in
denaro, beni e utilità varie» per ottenere «agevolazioni» nell’aggiudicazione
dei lavori. La Gdf ha anche accertato «violazioni penal-tributarie», tra
fatture false e «indebite compensazioni per crediti inesistenti», per «oltre 20
milioni di euro» dal 2010 in poi. Il Tribunale ha dichiarato il fallimento di
tre delle società.
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