domenica 9 ottobre 2016

Venerdì 14 ottobre, Nicola Tranfaglia a Brescia a presentare il suo libro "La mafia come metodo"

Venerdì 14 ottobre alle 20:30, presso la biblioteca "Parco dei libri" dell'Istituto Comprensivo Est 1 di Brescia in via Del Verrocchio n. 328, si terrà la presentazione del libro "La mafia come metodo" scritto dal professore Nicola Tranfaglia.

Alla serata sarà presente l'autore Nicola Tranfaglia, storico ed ex professore ordinario di Storia Contemporanea e Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia Università degli studi di Torino.
Accanto a lui riderà Fernando Scarlata, docente di storia e scrittore, del Comitato Antimafia di Brescia "Peppino Impastato".

L'iniziativa è organizzata dal Comitato Antimafia di Brescia "Peppino Impastato" in collaborazione con il Circolo ACLI di San Polo e il patrocinio del Comune di Brescia.

Vi invitiamo e vi aspettiamo alla presentazione del libro "La mafia come metodo", un testo importante, coinvolgente e istruttivo perché volesse comprendere meglio il fenomeno mafioso.
Di seguito un'estratto del libro:

"Già prima delle stragi di Capaci e di via d'Amelio era chiaro che la mafia aveva un metodo di comportamento che si stava espandendo nelle istituzioni politiche e nella società civile dell'Italia contemporanea e che la reazione dello Stato si era dimostrata, fino a quel momento, debole e inefficace. Quello che sta accadendo ora appare come la conseguenza di una lunga coabitazione tra mafia e politica che è destinata a durare ancora fino a quando lo Stato non debellerà il fenomeno mafioso. Ma questo tentativo è davvero in corso? L'autore ha molti dubbi".

Maggiori informazioni potete trovarle alla pagina dedicata all'evento.

mercoledì 5 ottobre 2016

Le mille trame del faccendiere bresciano: «Tutti hanno un prezzo»

Da: Corriere della Sera - Brescia (edizione online)
mercoledì 5 ottobre 2016

Scritto da Wilma Petenzi

Alessandro Raineri millantava rapporti con il banchiere Giovanni Bazoli e con il giudice Frigo. Accertati i contatti con l’ex prefetto di Milano e di Brescia Francesco Tronca

Vantava amicizie e conoscenze importanti, quelle che possono aprire parecchie porte, risolvere problemi e portare affari. Affari importanti. In alcuni casi la conoscenza era reale, ma nella maggior parte delle situazioni si trattava di esagerazioni, nomi pronunciati a casaccio, solo per fare colpo. Per la procura milanese Alessandro Raineri, bresciano di 73 anni, nato a Palazzolo sull’Oglio, ma residente a Cellatica, era un millantatore. Millantato credito è uno dei reati contestati a Raineri, oltre all’accusa di essere destinatario di somme distratte da società fallite. Le «amicizie», anche a Roma, Raineri le spendeva con gli imprenditori coinvolti nella maxi inchiesta milanese: «Tutti sono corruttibili» era solito dire. 

I retroscena e i contatti
Dalle intercettazioni emerge una fitta di rete di rapporti e relazioni di Raineri con pubblici ufficiali. La procura ha accertato «l’esistenza di contatti con l’ex prefetto di Milano e di Brescia Francesco Tronca, che lo chiamava - si legge nell’ordinanza del giudice Alessandra Simion - per sollecitargli l’organizzazione di una cena con il consigliere regionale Alessandro Sala (pure lui di Palazzolo) con monsignor Vittorio Formenti (anche lui bresciano) che, pur operando all’interno del Vaticano, chiedeva a lui dei pass per presenziare a funzioni liturgiche all’interno della Santa Sede». Per poter andare all’udienza del Papa chiedeva aiuto a Raineri una dipendente della corte d’appello di Brescia a cui Raineri in cambio chiedeva un biglietto per andare all’inaugurazione dell’anno giudiziario: «Mi faccia avere un biglietto tramite il capo guardia che poi vengo io e lo presento a Giuseppe» millantando, secondo le accuse, la sua amicizia con l’avvocato Frigo con il quale diceva di essere a pranzo («scusa Giuseppe che non sento... sì è qui con me, siamo a pranzo»). Conoscenze anche con Carlo Visconti, magistrato e segretario alla Corte costituzionale che - si legge sempre nell’ordinanza - lo sollecitava affinché il figlio del proprio portiere potesse celebrare il battesimo a Roma. 

I contatti con Tronca e Bazoli

Dalle intercettazioni emerge anche il legame con l’imprenditore bergamasco Venturino Austoni (pure lui destinatario dell’ordinanza) che lo sollecitava perché facesse pressioni su pubblici ufficiali a seguito delle verifiche fiscali su alcune sue società. Il rapporto tra i due non riguardava solo i pubblici ufficiali - diversi i contatti di Raineri con il generale della Finanza Fabio Migliorati - ma anche l’aggiudicazione di appalti pubblici in via preferenziale alle società di Pierino Zanga. «In tal contesto - scrive il gip - si inquadrano le pressioni, peraltro conclusesi positivamente, fatte da Raineri nei confronti di Ettore Fermi a beneficio della società Zanga al fine di far ottenere a questi l’assegnazione di lavori nell’ambito della realizzazione dell’alta velocità Brescia-Verona». Raineri vantava la capacità di influenza, sempre a vantaggio delle società degli amici, anche «nei confronti di altri uomini delle istituzioni quali Giovanni Bazoli e (come già detto) dell’ex prefetto di Milano Tronca, ciò allo specifico scopo di ottenere appalti per l’esecuzione di opere pubbliche». Ma questa attività che sarebbe continuata per tutto il periodo dell’indagine non avrebbe portato alcun esito positivo. Gli investigatori hanno concluso che «la millanteria posta in essere da Raineri nella maggior parte dei casi aveva ad oggetto una relazione con i pubblici uffici di fatto esistente e comprovata, in altri casi venivano in rilievo relazioni la cui esistenza non poteva accertarsi in concreto, come nel caso di Bazoli, essendosi accertato in tal caso solo scambi con la sua segretaria». 

lunedì 3 ottobre 2016

Finanza, appalti e ‘ndrangheta: arrestato faccendiere bresciano


Da: Corriere della Sera - Brescia (edizione online)
lunedì 3 ottobre 2016

Alessandro Raineri millantava contatti e conoscenze a «livello romano»

Avrebbe millantato alcuni contatti e conoscenze «anche a livello romano» nei suoi rapporti con imprenditori, Alessandro Raineri, presunto «faccendiere bresciano» arrestato, assieme ad altre 13 persone, nell’ inchiesta milanese con al centro l’acquisizione di subappalti di opere pubbliche in Lombardia. È quanto emerge dalle indagini condotte dal Nucleo di polizia tributaria della Gdf di Milano. L’indagine avrebbe svelato una rete di «complicità e relazioni con soggetti operanti nel settore finanziario, economico ed imprenditoriale» che si sarebbe sviluppata a seguito dell’attività di Raineri, «uomo a libro paga degli imprenditori, ed in contatto con numerosi esponenti di diverse amministrazioni ed enti pubblici». Raineri si sarebbe anche «reso protagonista di diversi episodi di millantato credito, ricevendo dagli imprenditori appartenenti al sodalizio» soldi «a fronte del suo asserito interessamento a livello istituzionale» per la «risoluzione di loro problemi di varia natura. La presunta associazione per delinquere, smantellata il 3 ottobre nell’ambito dell’inchiesta milanese con al centro l’acquisizione di subappalti di opere pubbliche in Lombardia, sarebbe stata formata da «imprenditori bergamaschi e calabresi», alcuni dei quali «aventi contiguità ad un contesto criminale di `ndrangheta”. È quanto emerge dagli atti dell’indagine coordinata dal procuratore aggiunto della Dda Ilda Boccassini e dal pm Bruna Albertini, che ha portato in carcere, tra gli altri, Davide Lonardoni, 45 anni di Varese, dirigente di NordIng, società del gruppo Ferrovie Nord Milano. Tra le 11 persone finite in carcere (per tre, invece, sono stati disposti i domiciliari) c’è anche Pierino Zanga, imprenditore bergamasco, dominus di un circuito di società aggiudicatrici dei vari subappalti per la realizzazione di opere pubbliche».
La custodia cautelare in carcere è stata disposta anche per Salvatore Piccoli, imprenditore nato a Catanzaro, per le due presunte «teste di legno», Pierluigi Antonioli e Giuseppe Colelli, per l’imprenditore bergamasco Venturino Austoni, e poi ancora per Antonio Stefano e Graziano Macri’, ritenuti dagli investigatori vicini a clan della `ndrangheta. E poi ancora per l’imprenditore Giuseppe Gentile, originario di Reggio Calabria, per il commercialista Giuseppe Tarantini. Agli arresti domiciliari, invece, sono finiti il dipendente della NordIng, Massimo Martinelli, Gianluca Binato, dipendente di della società `Itinera´, e l’imprenditore Livio Peloso.

Secondo le indagini, le «condotte corruttive» sarebbero consistite nella «concessione, a favore di dirigenti e responsabili di cantiere di importanti società appaltatrici di dazioni in denaro, beni e utilità varie» per ottenere «agevolazioni» nell’aggiudicazione dei lavori. La Gdf ha anche accertato «violazioni penal-tributarie», tra fatture false e «indebite compensazioni per crediti inesistenti», per «oltre 20 milioni di euro» dal 2010 in poi. Il Tribunale ha dichiarato il fallimento di tre delle società.